Chi rischia di più se si interrompono le forniture di gas dalla Russia?
In Italia il gas vale il 40% (dato 2020) del mix energetico complessivo, la percentuale più alta a livello Ue, a fronte di una dipendenza dalle importazioni del 94% nel 2021.
Se non si riuscirà a sostituire il gas oggi proveniente da Mosca (40% del totale importato), diversificando le rotte di approvvigionamento, lo scenario è quello di una possibile carenza fino al 18% delle importazioni complessive nel 2022.
La dipendenza delle importazioni di gas nell’Unione Europea è, in effetti, molto alta: 83% nel 2021, con un valore del 24% sul mix energetico totale.
Ci sono Paesi, come Svezia/Estonia/Finlandia, dipendono quasi al 100% dalle importazioni di gas, ma per cui questo combustibile fossile ha un peso relativamente limitato nei mix energetici nazionali (3% in Svezia, 7-8% in Finlandia ed Estonia).
In Olanda il peso del gas è molto forte: 38% del mix, al secondo posto europeo, dietro il nostro, ma la dipendenza olandese dagli acquisti di gas estero è di molto inferiore alla nostra, 33% nel 2021, grazie alla produzione domestica e al crescente impiego degli stoccaggi.
Per quanto riguarda la strategia italiana volta a ridurre le forniture da Mosca, ricordiamo in particolare il recente accordo Eni-Sonatrach, per aumentare fino a 9 miliardi di metri cubi/anno le importazioni di gas algerino nel 2023-2024 attraverso il gasdotto TransMed.