Quali soluzioni abbiamo a disposizione per diminuire le emissioni di gas serra e quanto ci costano?

Secondo il rapporto Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), uscito ieri e dedicato alla mitigazione dei cambiamenti climatici, tagliare subito le emissioni (qui il comunicato stampa in italiano), usando le rinnovabili, anziché gas/carbone/petrolio, è molto più conveniente che rimuoverle dopo, come evidenziato dal grafico sotto:

La strada più veloce per limitare il surriscaldamento globale è quella delle rinnovabili

Su questo punto concordano sia gli scienziati Ipcc, che gli esperti della Iea (International Energy Agency), anche se dovremo in parte ricorrere alle tecnologie per rimuovere la CO2 già emessa in atmosfera per completare il percorso di azzeramento delle emissioni per il net-zero 2050.

  • LATO SINISTRO DEL GRAFICO -> opzioni per mitigare il cambiamento climatico riducendo le emissioni di CO2, suddivise per settori.
  • LATO DESTRO DEL GRAFICO -> contribuito potenziale di ogni singola tecnologia alla riduzione netta delle emissioni.

Perché le rinnovabili sono considerate le più efficaci?

Costruire un nuovo parco eolico o fotovoltaico, in quasi tutti i mercati, oggi costa meno che costruire una nuova centrale fossile e quindi si possono evitare le relative emissioni di CO2 senza dover sopportare un onere aggiuntivo.

Quanto costa catturare la CO2?

I CCS (Carbon Capture and Storage), con cui catturare le emissioni di anidride carbonica delle industrie per poi stoccarle nel sottosuolo, risultano inefficienti e costosi.

Tuttavia, lo stesso rapporto Ipcc afferma che in futuro sarà “inevitabile” utilizzare su vasta scala tecnologie finalizzate a rimuovere la CO2 emessa in precedenza in atmosfera (carbon removal), se si vorrà contenere a +1,5 °C il surriscaldamento globale, come previsto dagli accordi di Parigi, e così azzerare le emissioni nette di anidride carbonica.

Tra le soluzioni disponibili si parla in modo particolare della DAC (Direct Air Capture), vale a dire, impianti che filtrano aria, catturando direttamente la CO2 in essa contenuta e poi la immagazzinano in qualche modo, ad esempio in formazioni geologiche sotterranee.

La Iea ha pubblicato pochi giorni fa un rapporto interamente dedicato a questa tecnologia. Il rapporto spiega perché investire in tecnologie per rimuovere la CO2 non è una scusa per ritardare i tagli alle emissioni né una alternativa alle rinnovabili, ma fa parte di un pacchetto di soluzioni che consentiranno di sviluppare un mix energetico net-zero.

Un esempio di impianto DAC è quello entrato in funzione in Islanda a fine 2021.

Quest’ultimo è in grado di catturare fino a 4.000 tonnellate di anidride carbonica in un anno, equivalenti alle emissioni totali annuali di circa 790 automobili. Una quantità veramente irrisoria, se si pensa che nel 2020 le emissioni complessive di CO2 hanno superato 31 miliardi di tonnellate!

Senza parlare del fatto che rimuovere una singola tonnellata di CO2 con la DAC ha un costo esorbitante al momento, tra 600-800$.

Questa tecnologia è ancora ai primi stadi di sviluppo ed è molto lontana da una maturità commerciale; si dovrà investire molto in ricerca e innovazione, abbatterne i costi e cercare sbocchi di mercato per la CO2 catturata.

Nel frattempo è essenziale agire e grazie alle rinnovabili è possibile farlo, subito.