Continua il forte calo dell’idroelettrico e anche le centrali a gas sono in difficoltà. Il quadro attuale
Idroelettrico e centrali a gas sono due colonne portanti del mix di generazione energetica italiano, quindi un’emergenza idrica, come quella che da mesi sta colpendo la Penisola, è un problema grave.
Le stesse centrali a gas, infatti, richiedono acqua per funzionare correttamente. Ad esempio, molta acqua è utilizzata nei sistemi di raffreddamento e viene prelavata direttamente da fiumi e laghi.
Già a giugno, in Italia, lo stato di emergenza idrica ha imposto lo stop di circa 2.000 MW di impianti termoelettrici.
Il termoelettrico a causa della siccità “rischia di ridurre fino a un terzo la produzione di energia”.
E come ha segnalato il regolatore (Arera), molti venditori sono in difficoltà a reperire sui mercati all’ingrosso i volumi di gas con cui soddisfare la domanda prevista per i mesi invernali, a causa degli attuali prezzi elevati e delle incertezze sulla effettiva disponibilità di un’adeguata offerta di gas.
Nel frattempo, è entrato in vigore ieri, 9 agosto, il piano Ue “Save gas for a safe winter” che prevede un taglio volontario dei consumi di gas del 15%, tra agosto 2022 e marzo 2023, calcolato in base alla media dei consumi nei cinque anni precedenti.
La riduzione diventerà obbligatoria se il Consiglio (su proposta della Commissione) farà scattare lo stato di allerta Ue per il rischio di approvvigionamenti.
Il piano prevede una serie di esenzioni alla regola generale del 15%, perché tiene conto delle differenze tra Stati membri, in termini di mix energetici e capacità di interconnessione.
In sostanza, il nostro Paese dovrà risparmiare il 7% di gas, pari a circa 4 miliardi di metri cubi.
Insomma, la situazione resta generalmente critica.