Usa: coltivare mais per produrre etanolo incrementa del 24% le emissioni di CO2.

  • 2005: nasce il programma Usa di coltivazione di mais per ricavarne etanolo come combustibile per le auto.

Lo scopo ufficiale era quello di ridurre le emissioni di inquinanti e di CO2 dal petrolio. Per molti, però, il tutto era guidato dalla volontà di fornire agli agricoltori del Midwest un nuovo e più remunerativo mercato per il mais, grazie agli incentivi concessi per non far costare questo carburante più della benzina.

Nel 2000 si producevano negli Usa solo 400mila tonnellate di etanolo agricolo, nel 2019 si è toccato il picco con 4 milioni di tonnellate, prodotte occupando circa 10 milioni di ettari di terreno.

Quante emissioni di CO2 ha fatto risparmiare?

In realtà sono aumentate, coltivare mais per farne etanolo incrementa di circa il 24% le emissioni di CO2, oltre che danneggiare terreni e acque con l’inquinamento.

Risultato? Quello che si risparmia non bruciando nelle auto derivati del petrolio, lo si emette coltivando, trasportando, fermentando e distillando il mais per ricavarne etanolo.

Nonostante questi risultati non troppo brillanti, il programma non si riesce più a fermare perché troppi agricoltori sono ormai dipendenti dagli incentivi che assicura.

E se si sostituisse con l’Agro-voltaico?

John Fitzgerald Waever, sviluppatore di impianti solari di grandi dimensioni, ha lanciato una campagna per risolvere il problema alla radice: installare pannelli solari al posto delle coltivazioni di mais usate per alimentare le auto, eliminare il mais e coprire di pannelli quei 10 milioni di ettari, considerando una loro resa annua di circa 1.000 MWh per ettaro.

In questo caso, si otterrebbe come elettricità circa 200 volte l’energia contenuta nell’etanolo da mais, abbastanza per coprire 3,5 volte tutti i consumi elettrici statunitensi, afferma Fitzgerald.

È, in aggiunta, possibile non trasformare la terra agricola in una distesa di pannelli, ma farla convivere con le tecniche dell’agrivoltaico

In ogni caso, gli agricoltori, tramite la produzione elettrica, avranno un’integrazione del reddito sufficiente a poter sopravvivere continuando a fare il loro lavoro, senza più dipendere da incentivi dannosi per l’ambiente.

Fitzgerald ha probabilmente sovrastimato le rese solari del Midwest, che si attesterebbero più verso i 600MWh/ha/anno (piuttosto che i 1.000 da lui ipotizzati), nonostante ciò, la proposta resta un’importante base di partenza su cui ragionare e ci fa capire che l’integrazione tra fotovoltaico e agricoltura può essere una carta vincente nella transizione energetica.