Il prezzo all’ingrosso del gas fossile si mantiene ostinatamente attorno 300 euro al MWh e la sua ascesa sembra destinata a continuare.
Secondo i modelli macro globali di Trading Economics e le aspettative degli analisti il metano dovrebbe rincarare ulteriormente a circa 377 euro al MWh entro la fine di questo trimestre, per poi schizzare tra 12 mesi a circa 517 euro.
La concomitanza fra una forte riduzione dell’offerta e un forte aumento della domanda, nonché di azioni speculative, hanno fatto più che decuplicare i prezzi dell’energia (gas ed elettricità), rispetto al 2020.
Come affrontare questa emergenza dei prezzi, che già pesa molto e che rischia di abbattersi ancora più forte sull’economia?
Quello che appare chiaro è che non esistono modi indolore nel breve termine per uscire da questa crisi.
Nel medio-lungo termine: più efficienza energetica e risparmio, più rinnovabili, l’elettrificazione degli usi finali, rafforzamento e maggiore interconnessione delle reti, sono le prime cose che vengono in mente. In questi prossimi pochi anni, dovremo velocizzare tutto quello che non abbiamo fatto nell’ultimo decennio almeno.
Nel brevissimo termine: questo inverno dovremo abbassare i termostati e la prossima estate alzare la temperatura dell’aria condizionata, oltre a tante altre piccole ma importanti azioni di risparmio. Il problemi più gravi saranno però per le imprese, che rischiano chiusure in massa.
A livello di sistema, sembra ormai non più procrastinabile una riforma del mercato elettrico, che trovi un’alternativa al sistema del prezzo marginale dell’ultimo MWh immesso nella piramide delle offerte delle varie fonti, che ormai è quasi sempre generato col gas e che distorce al rialzo l’intera struttura sottostante dei prezzi.
Come già in atto per il mercato elettrico, si potrebbero avviare programmi di demand response anche nel mercato del gas, in modo da poter rendere più flessibile la domanda se l’offerta diminuisce o diventa molto meno flessibile, come nella fase attuale.
Per intervenire nel breve termine, invece del price cap, difficile da realizzare in modo efficace e che comunque distorce il funzionamento del mercato, forse meglio un più semplice calmante regolatorio che istituisca limiti di rialzo e ribasso giornalieri più stringenti alle quotazioni del gas e dell’elettricità su mercati come il TTF, in modo da contenere eventuali variazioni dei prezzi di carattere più speculativo.